Press Archive - Next Stop Is Vietnam - ilpopolodelblues.com

INTERVIEW
Intervista a Country Joe Mc Donald in occasione della pubblicazione del box Next Stop is Vietnam(Bear Family)

 

Davanti all’indignazione della guerra tutti inorridiamo. Nell’epoca dei grandi movimenti, dell’eclettismo, delle speranze, del mondo che (ci si augurava) andava cambiando in meglio però c’era - e purtroppo ancora c’è - chi quelle guerra, qualsiasi guerra, la viveva e la vive sulla pelle.
Un documentazione sulle war songs - come le chiama Country Joe Mc Donald, classe 1942, veterano della prima onda in Vietnam - non c’era fino a che il suo archivio e le idee di un discografico fuori mercato ma illuminato, conscio degli eventi disastrosi e altresì dell’immenso retaggio di ricordi, emotivo, documentativo, personale e privato moltiplicato per chissà quante voci, non si tramutassero nella prima e più completa opera dedicata alle canzoni della guerra del Vietnam. La prima guerra - ci dirà Country Joe in esclusiva per Jam - a essere stata vissuta nel mondo della comunicazione globale e immediata, la prima a essere documentata in tempo reale dalle canzoni, quelle che “Next Stop is Vietnam“, presenta in 14 cd e un libro a colori di 400 pagine che non lasciano dubbi sulle intenzioni altissime e non commerciali dei curatori.


Le canzoni non sono solo le classiche di sempre (We’re Gonna Get Out of This Place degli Animals, Run Through the Jungle dei CCR, Master of War di Bob Dylan, The War is Over di John Lennon, The Unknown soldier dei Doors, What‘s Going On, Phil Ochs, Donovan, Joan Baez etc ma la lunghissima lista arriva a Orange Crush dei R.E.M, a 19 di Paul Hardcastle e oltre) né le canzoni country di “dissenso nazionale” che dettero una spallata ai motivi malati di una guerra persa quanto piuttosto le centinaia di altre minori, canto di dolore e di speranza, di orgoglio e di disperazione, di smarrimento e incredulità di chi in quella guerra, la prima in mondovisione, ci si trovava con il proprio “fottuto culo“.


I sopravvissuti - spiega Country Joe nelle note del volume - hanno cambiato la percezione del Vetnam. Sono quelli meglio conosciuti come veterani, chi quei giorni fra i napalm e colpi di antiaerei non se li scorderà più, quelli che hanno scelto le droghe, la religione, la fuga, mille altre soluzioni. La musica, più esattamente la canzone - dice Country Joe - fu per loro una via d’uscita, una soluzione di cui nessuno aveva così chiaro ricordo fin solo alla guerra di Korea e che nelle triste vicende dei decenni a venire non avrebbe più avuto la stessa forza detonante.
Country Joe, dalla sua casa di Berkeley ci ha voluto raccontare la storia della sua ricerca e di questo progetto spiegandoci il ruolo della sua generazione nell’era contemporanea.


Ernesto de Pascale : Perché la guerra del Vietnam è quella negli ultimi cinquanta anni ricordata con il maggior numero di canzoni ?
Country Joe Mc Donald : Non ne posso essere certo al cento per cento ma direi che è per via dell’età. I soldati che vi parteciparono erano più giovani di quelli che andarono in Corea o a morire nella seconda guerra mondiale. E la musica Pop e il Rock & Roll da sempre appartengono ai giovani. Inoltre a cavallo fra i cinquanta ed i sessanta ci fu un profondo cambiamento nella canzone popolare americana che per la prima volta si misurò con contenuti che non fossero le abituali canzoni d’amore.


EdP: Cosa sarebbe stata l’esperienza del VietNam se i fratelli Kennedy, Martin Luther Ring e Malcolm X non fossero morti?
CJ : Sinceramente non riesco a pensare. Non so davvero…

EdP: L’idea del progreso è cambiata da una generazione all’altra? Una generazione la correla alla propria gioventù e all’Estate dell’amore (come la sua generazione), un’altra all’avvento dell’E Commerce, un’altra ancora al prossimo passo del futuro. Quale è la linea rossa che tiene unite le generazioni nel nome della libertà, della pace e dell’eguaglianza?
CJ : Per quel che io percepisco posso fare riferimento alla mia generazione e a quella precedente che visse la seconda guerra mondiale: noi fummo la prima generazione a vedere la Terra dallo spazio, a maturare il concetto di unità globale e i primi capaci a pensarci nell’ottica di un pianeta all’interno di un sistema solare. Questo pensiero non era appartenuto a nessuno prima di noi. Ancora adesso è riconoscibile una grandissima differenza fra la mia generazione (Joe Mc Donald è nato nel 1942) e la precedente.
EdP : Joe, tu rappresenti una generazione ma la tua ricerca non ci è mai fermata così come il tuo impegno. Penso a dischi come “Thinkin’ Of Woody Guthrie”. Musica con una Missione con la M maiuscola. La Missione è stata portata a termine ?
CJ: Per la mia generazione non c’è ritorno. Qualcuno ha cercato di montare a cavallo della generazione precedente, quella della seconda guerra mondiale ma ci sono concetti impraticabili e falsi che in quella era ancora erano in atto come l’odio razziale, il nazionalismo, la stratificazione dei generi, la resistenza alla libertà degli omosessuali e delle donne, il ruolo delle droghe . La lista è molto lunga Ernesto, e certi cattivi presentimenti non sono mai andati via. Per quel che riguarda la musica io ho sempre cercato di ricordare a chi ascolta che non sono il primo e non sarò l’ultimo cantante di protesta, anche quando non ho fatto album di protesta.

EdP : Il prezzo per la guerra del Vietnam è stato ed ancora è alto come lo è quello per le guerre in Iraq, Iran, Afghanistan. La più giovane generazione (nel tuo caso, di americani) è consapevole dei rischi della guerra ?
CJ : La generazione più giovane degli americani è più consapevole che mai della situazione del nostro pianeta e dei rischi globali della guerra. Questo perché hanno acquisito la nozione che non sono i soldati coloro i quali possono essere incolpati di una guerra ma i politici e i leaders della politica. Oggi i temi della globalità sono in primo piano, per i giovani sono al pari di quelli che riguardano l’intera nazione e il suo futuro. L’impegno a far quadrare l’impegno al di fuori dei differenti credo religiosi mi pare costante per moltissime persone, convincere cioè chi non è convinto che l’immagine del progresso non può essere fermata da quei credi religiosi.
Ed : Il box di 14 cd Next Stop Is Vietnam è arricchito da canzoni scritte da veterani della guerra in Vietnam. Si è andato nel tempo delineando un vero e proprio genere? In dieci anni questo messaggio resisterà all’usura del tempo ? Dobbiamo forse attenderci una lunga serie di canzoni per veterani dalle differenti guerre in corso oggi ? È una prospettiva non rosea….!!!


CJ: L’idea primaria del box era quello di un disco esclusivamente di canzoni di veterani, nel mio sito una sezione è dedicata proprio a quelle. Ritengo che i soldati del Vietnam siano stati i primi soldati a esprimersi tramite il mezzo canzone. Sono poi rimasto sorpreso che la Bear Family abbia trovato così tante canzoni non scritte da soldati ( né successi rock o pop ) che furono incise durante gli anni della guerra. Io chiamo la musica e le canzoni dei veterani “war music” perché non c’è altro termine immaginabile. Ritengo che per i civili sia molto importate e interessante ascoltare cosa “sentono” quei veterani e cosa hanno “sentito” e come lo esprimono tramite il mezzo canzone. Questo perché i civili non sanno, nessuno li ha mai fatti riflettere su questi temi. Penso che una collezione come questa possa aiutare a cambiare e a migliorare la percezione verso coloro i quali tornano da una guerra (e sono tanti!…). Gran parte di quel che sappiamo è fiction e non può e non deve bastare. Sono molto curioso di vedere che feedback avrà questo lavoro discografico così importante e unico nel suo genere.
Ed : le canzoni dei veterani continuano ad affluire a te con la stessa regolarità di una volta ? Puoi individuare un punto di partenza ? I Blog hanno un ruolo - nuovo o sostitutivo - nell’esprimere i sentimenti?
CJ : I Blog pur non essendo legati alla canzone vanno nella stessa direzione. I sono il collettore di queste canzoni grazie alla mia popolarità e perché io stesso sono un veterano e perché il mio impegno non si è mai affievolito. Per me è e resta una missione
EdP: Pensi che la prossima generazione di veterani manterrà viva la fiamma di una lavoro così accurato e generoso come il tuo per questa collezione di cd?
CJ: Vedremo cosa accadrà. Questo è un progetto senza precedenti. In generale ho realizzato amaramente che i civili non sono interessati alle opinioni e ai sentimenti dei soldati e degli ex soldati se non nelle fantasie filmiche o televisive
EdP : alcune canzoni resistono all’usura del tempo come la tua I Feel Like I’m Fixin To Die Rag…
C J : Quella fu un nuovo genere di “war song”. La novità resta che non se la prendeva con i soldati. Questo rimane un cambio epocale. Posso pensare ad altre canzoni contro la guerra (il box ne è pieno!) o per la pace ma nessuna di esse ha o aveva la qualità descrittiva del dipingere il difficile mestiere del soldato. I soldati sono descritti come eroi o codardi mai come lavoratori nell’atto di un svolgere un compito difficilissimo.
EdP : Saresti felice se questo box set raggiungesse la scrivania del Presidente Obama?
CJ : Per me sarebbe il coronamento di un sogno

Ernesto de Pascale

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